
LECCE – Pagellone finale: Cosenza e Perucchini, guerrieri giallorossi. Grande Caturano, Agostinone il flop
Il palo colpito da Ciancio e quello interno, con conseguente realizzazione, preso da Nicco nella sesta sequenza dei calci di rigore che hanno spinto l’Alessandria in semifinale playoff ha posto la parola fine sui sogni di gloria e sulla stagione agonistica dell’Unione Sportiva Lecce. Stagione che ufficialmente avrà fine, come sempre, solo il 30 giugno (data di scadenza dei contratti), ma che di fatto è già alle spalle per tutti gli addetti ai lavori che non sono ancora in corsa per i loro obiettivi, e che dunque hanno la testa già al futuro. Periodo di programmazione dunque, con la scelta del tecnico fondamentale per dare successivamente il via alla compravendita dei calciatori, ma anche fase di bilanci. E quella del Lecce è sicuramente tra le annate più difficili da analizzare, poiché se da un lato ha in gran parte entusiasmato i tifosi (soprattutto nei playoff, giocati come forse non si era mai fatto dai giallorossi in Lega Pro), dall’altra il deludente risultato finale è comunque il risultato di una serie di “sprechi” avvenuti soprattutto nel corso dell’anno. Ecco quindi la nostra valutazione su calciatori, tecnici e dirigenti del Lecce raccolta nel classico Pagellone di fine anno.
PORTIERI:
Perucchini 7,5 – Lo scorso anno aveva lasciato la truppa giallorossa, direzione Bologna prima e Benevento poi, da migliore della rosa. Tornato a gennaio dopo sei mesi di inattività o quasi, ci troviamo ancora una volta a commentare le prestazioni super e a tessere le lodi di uno dei 3 o 4 estremi difensori più forti di una categoria in cui è palesemente sprecato, come diversi dei suoi compagni. Il migliore per media voto, è andato solo una volta sotto la sufficienza, in quella triste trasferta foggiana in cui non è riuscito a salvare la baracca come gli è accaduto almeno sei volte da febbraio in poi. Sicurezza, qualità, e attaccamento alla maglia: un campione da cui ripartire (19 presenze, 16 reti subite; media voto 6,55).
Bleve 6,5 – Tornato alla casa madre e rimastoci per fare il secondo di Gomis, dopo poche settimane si capisce che l’unico a dare sicurezza tra i pali è proprio lui, ma Padalino tarda un po’ ad accorgersene. Il giovane leccese dalle qualità indiscutibile si conquista comunque una maglia da titolare a suon di prestazioni super già prima dell’autunno, perdendola dopo l’espulsione di Fondi e riconquistandola nuovamente prima della firma di Perucchini. Supera nettamente la sufficienza, confermando l’etichetta di riserva di lusso (12 presenze, 9 reti subite; media voto 6,14).
Chironi sv – Scende in campo solo in Coppa a Matera, comportandosi bene (0 presenze, 0 reti subite; media voto sv).
DIFENSORI:
Vitofrancesco 6 – Dopo un girone d’andata molto positivo, in cui si conferma padrone della corsia di destra pur senza strafare, nella seconda metà di stagione subisce un calo netto, che raggiunge il suo culmine con le disastrose prestazioni con Casertana e Siracusa. Fatica a ritrovare spazio, riuscendo a proporsi sui suoi livello solo nell’epilogo di Alessandria. La sensazione è che, pur nella buona stagione disputata, non si sia espresso complessivamente al top del proprio livello (30 presenze, 0 reti; media voto 6,03).
Cosenza 7,5 – Un guerriero, il migliore dell’annata giallorossa. Rappresenta nel bene (attaccamento a colori e città) e nel male (qualche eccesso di agonismo, vedi fallo-killer sul decisamente poco amato Strambelli) ciò che il tifoso leccese chiede ai propri beniamini, riuscendo a coniugare al meglio qualità fisiche e tattiche al temperamento del leader. Quando il Lecce sprofonda lui non c’è quasi mai (tutt’ora inspiegabili le scelte di Padalino di lasciarlo fuori in gare come quella interna con il Matera), e al contrario è protagonista assoluto di ogni occasione in cui la retroguardia giallorossa ha giganteggiato sugli avversari. Tra i pochi a non calare nel ritorno, gli è mancato solo qualche gol (ma quante volte ci è andato a un soffio!) ed evitare battute d’arresto come quella di Foggia per rendere perfetta la sua stagione (34 presenze, 0 reti; media voto 6,47).
Giosa 6,5 – Con Cosenza forma una coppia centrale di gladiatori, di giganti, che spesso e volentieri fa un sol boccone degli attaccanti avversari. Rispetto al collega, oltre ad essere incorso in qualche problemino fisico qua e là nel corso del campionato, è incappato in errori (soprattutto uscendo palla al piede) che hanno favorito un paio di realizzazioni avversarie. Nulla di tanto scandaloso, nel complesso, da compromettere una prima esperienza in giallorosso comunque positiva (34 presenze, 0 reti; media voto 6,26).
Drudi 6,5 – Tra le sorprese più positive della stagione. Arrivato come elemento sconosciuto, si è fatto apprezzare alle prime uscite, tanto da scalzare in diverse occasioni i “titolarissimi” al centro della difesa, e in un paio di occasioni anche sulla fascia. Gradito a Padalino per la capacità e la sicurezza palla al piede, si è tenuto sui livelli dei più quotati compagni di reparto, guadagnandosi, al netto di un paio di uscite a vuoto, gli apprezzamenti e gli applausi della piazza (25 presenze, 0 reti; media voto 6).
Ciancio 6 – Si è presentato in estate come terzino dalle classiche prestazioni “senza infamia e senza lode”, e così è andato avanti per tutta la stagione, con un miglioramento nella parte finale. In linea di massima, è riuscito a non andare quasi mai al di sotto della sufficienza, grazie a una fase difensiva sempre attenta. Di contro ha quasi sempre peccato nelle proiezioni offensive, crossando pochissimo e tirando ancor meno, almeno fino all’avvento di Rizzo che gli ha dato coraggio e lo ha spinto in avanti, come avvenuto soprattutto ad Alessandria. Peccato per il rigore sul palo che ha pregiudicato la stagione sua e della squadra, altrimenti avrebbe meritato quel mezzo voto in più (35 presenze, o reti; media voto 6).
Agostinone 4,5 – Il peggiore tra le fila giallorosse. Lungi dal farlo passare come il capro espiatorio del mancato primo posto così come dal farlo passare per il “traditore” che non si è impegnato di proposito per favorire il “suo” Foggia, i sei mesi trascorsi in Salento (i suoi ultimi, perché nonostante l’anno di contratto difficilmente verrà confermato) sono stati un disastro, con prestazioni che hanno oscillato tra il colmo di errori (Casertana, Francavilla e Foggia) e l’incolore. Mai un cross, mai un tiro degno di tale nome, intesa a zero con i compagni. Con l’avvicendamento tra lui e Contessa a gennaio, Padalino e Melsuo l’hanno davvero fatta grossa (9 presenze, 0 reti; media voto 5,39).
CENTROCAMPISTI:
Lepore 6,5 – Il capitano non delude nemmeno quest’anno, nonostante tra mezzala destra, ala destra e sinistra e terzino non abbia avuto una collocazione tattica definita e definitiva. Questo da una parte gli rende come sempre onore, a dimostrazione di come l’amore per i colori che si indossano siano una vera arma per gettare il cuore oltre l’ostacolo e rendersi utile ad ogni modo, ma dall’altro ne diminuisce l’incisività rispetto al passato, nonostante la comunque buona percentuale realizzativa. Le tante energie spese, sommate al logico avanzamento anagrafico, ne fanno diminuire nettamente il numero degli assist, soprattutto da calcio da fermo da dove è molto meno preciso rispetto al recente passato (41 presenze, 6 reti; media voto 6,05).
Arrigoni 6 – Sufficienza pienissima, ma non si può andare oltre. Quella del regista ex Cosenza è stata infatti una stagione complessivamente buona, ma un po’ troppo altalenante, con annesso lungo relegamento in panchina in favore del non certo più efficiente Fiordilino. Partito titolare e capace di coniugare buona regia e quantità, con l’inverno ha perso qualcosa soprattutto dal punto di vista delle energie, per poi, nel finale di stagione, ritrovare sé stesso e un ruolo da protagonista. Per il futuro, però, serve qualcosa in più (31 presenze, 0 reti; media voto 6,02).
Mancosu 7 – E’ lui l’uomo in più del centroattacco giallorosso, colui a cui è affidata la manovra e soprattutto la fantasia. Ciò è evidente non tanto a inizio campionato, in cui gira a mille a dà spettacolo come tutti i compagni, quanto soprattutto a cavallo tra i due gironi, quando le polveri delle punte iniziano a bagnarsi e la sua classe sale in cattedra. Ben presto il Lecce di Padalino si scopre Mancosu-dipendente, tanto da crollare in seguito al suo infortunio a Francavilla (lascia i giallorossi sull’1-1 e primi a + 2 sul Foggia, li ritrova all’ultima giornata a -11 dai rossoneri). Torna giusto in tempo per i playoff, ma Rizzo non se lo gode appieno causa troppa assenza dai campi (34 presenze, 6 reti; media voto 6,18).
Fiordilino 5,5 – Non bocciato, ma sicuramente rimandato. Il giovane scuola Palermo, pupillo di Meluso e reduce da una stagione più che positiva a Cosenza, entra molto presto nelle grazie di Padalino, che con il tempo lo preferisce ad Arrigoni sovraccaricandolo di una responsabilità per cui non è pronto. Peccato, perché dimostra qualità interessanti, superiori a quelle della maggior parte dei colleghi di regia affrontati. Un campionato fatto solo di passaggini corti (e soli quattro tiri in porta!), però, è inconcepibile, anche se la colpa è solo parzialmente sua (26 presenze, 0 reti; media voto 5,96).
Tsonev 6,5 – Arrivato un po’ a sorpresa, accolto come un oggetto misterioso, dopo una prima fase di adattamento è stato gettato nella mischia, rispondendo alla grande. Tra i migliori del girone d’andata, ha spesso tolto le castagne dal fuoco grazie alla sua abilità nelle conclusioni della distanza, ma man mano che la posta in palio si è fatta importante, i suoi limiti, soprattutto di concentrazione e di interpretazione tattica dei vari momenti delle partite, sono venuti fuori. Al di là del calo (in alcuni casi vertiginoso) finale, resta tra le più belle sorprese dell’anno (27 presenze, 4 reti; media voto 6).
Maimone 6 – Ai limiti del senza voto, visto che Padalino lo ha praticamente messo ai margini del proprio progetto tecnico tanto dal farlo arrivare ad un passo dalla cessione in gennaio. Un errore grave, non solo perché ha di fatto portato alcuni dei titolari a un eccessivo sovrautilizzo, ma anche perché il ragazzo calabrese ha dimostrato, quando nelle ultime giornate è stato chiamato in cause, di poter essere utile alla causa. Meritava più spazio (15 presenze, 1 rete; media voto 6,07).
Costa Ferreira 6,5 – Assieme a Perucchini è il colpaccio della sessione invernale del mercato giallorosso. Arriva dalla Serie B e si vede, perché il suo bagaglio tecnico è evidentemente sopra la media e con la licenza di inventare che Padalino gli concede dà respiro a Mancosu, oltre a risolvere un paio di situazioni intricate con conclusioni dalla distanza. Come diversi dei suoi compagni, non riesce però a emergere quando c’è da fare il definitivo salto di qualità (vedi prestazione-horror nel big match di Foggia), e dimostra qualche pecca di personalità, vedi rigore sparato alle stelle nella finale anticipata di Alessandria (20 presenze, 2 reti; media voto 6,08).
Monaco sv – Tantissime convocazioni, ma solo un’uscita in Coppa (0 presenze 0 reti; media voto sv).
ATTACCANTI:
Pacilli 6,5 – Tre quarti di campionato da fenomeno, con un intervallo contenuto, ma significante e decisivo (così come avvenuto per quasi tutti i ragazzi di Padalino), ad inizio primavera. E’ tra i più amati dal pubblico leccese, noto per il palato fine al di là della categoria, per le sue giocate di fino che spesso spezzano il match. Paga un leggero calo fisico e quello generale dell’attacco giallorosso, che non riesce più a concretizzare come si deve i suoi preziosi assist (33 presenze, 7 reti; media voto 6,15).
Caturano 7 – Spodestato in extremis da Perucchini e Cosenza, si stanzia assieme a Mancosu sul gradino più basso del podio. Nonostante una fase finale di campionato in debito d’ossigeno e di lucidità sottoporta (ennesima controindicazione delle poche variazioni effettuate da Padalino nel girone d’andata), quella del bomber di Scampia non può non considerarsi un’annata coi fiocchi, a cui è mancata solo la ciliegina sulla torta della promozione e di una carica di capocannoniere che, con la partenza a razzo, sembrava già in cassaforte. Invece la media-gol da fenomeno delle prime giornate si è andata affievolendo (resta comunque il miglior realizzatore in una singola stagione dai tempi di Tiribocchi), a differenza di una grinta e una generosità per il bene della squadra sempre impeccabili (40 presenze, 18 reti; media voto 6,16).
Torromino 6,5 – Il gemello di Caturano sembrava destinato a fare sfracelli, ma come quasi tutti i compagni di reparto e non solo ha subito una netta flessione nella seconda metà del campionato. Ad inizio hanno Hulk annientava qualsiasi avversario, su qualsiasi campo, salvo perdersi nel tempo di fronte alle prime difficoltà. Persa la maglia da titolare vista la migliore verve di un redivivo Doumbia, nella fase finale del campionato ha dato solo sprazzi di grande calcio, che non ha cancellato certo l’inizio super ma che lo rende un colpaccio di mercato incompiuto (41 presenze, 10 reti; media voto 6).
Doumbia 6,5 – Dalla richiesta di cessione alla standing ovation del Via del Mare il passo è breve. Accolto con i fischi nelle prime uscite per delle frasi poco rispettose nei confronti della maglia, ha riguadagno fiducia e favori grazie a delle prestazioni in crescendo, che lo hanno fatto preferire addirittura a Torromino a un certo punto della stagione. Per diverse settimane, con Hulk, Caturano e Pacilli sovraccarichi, è stato l’autentico trascinatore della squadra, sciogliendosi proprio sul più bello. I gol clamorosi falliti sia all’andata che al ritorno con l’Alessandria gridano ancora vendetta (34 presenze, 5 reti; media voto 6,19).
Marconi 6 – Vice-Caturano di quelli di peso, in grado di dire la sua sia a gara in corso che dal primo minuto. Magari non ha cambiato le sorti della stagione, ma poche volte ha deluso o si è fatto trovare impreparato, riuscendo sempre a dare il suo apporto, seppur spesso contenuto, alla causa. L’eurogol a Reggio Calabria e il gol-vittoria con la Vibonese le sue migliori giocate (14 presenze, 3 reti; media voto 6).
CEDUTI:
Gomis 5,5 – Doveva essere il portiere titolare, ma sin da subito ha dato meno garanzie del più sicuro Bleve. Gli strafalcioni non sono stati poi tanti, ma con lui i tifosi giallorossi difficilmente erano tranquilli. La brutta prestazione con il Monopoli gli è costata definitivamente la fiducia dello staff, e a fatto le valigie direzione Pagani (11 presenze, 12 reti subite; media voto 6).
Freddi sv – Pochi minuti di match a Messina dopo il lungo infortunio (1 presenza, 0 reti; media voto sv).
Vinetot 6 – Messo ai margini dei titolari, si è fatto trovare pronto quando chiamato in causa prima di fare le valigie (3 presenze, 0 reti; media voto 6).
Contessa 6,5 – Un inizio difficile, ma più veniva impiegato più guadagnava quote come terzino sinistro titolare. Straordinario con Messina e due volte Melfi, proprio quando sembra essere stato definitivamente scelto come titolare ecco l’inattesa e insensata cessione alla Reggiana, con la cui maglia si sta ancora giocando la promozione in B da titolarissimo. Se poi pensiamo che per sostituirlo è stato chiamato Agostinone, allora la situazione acquista connotati comici (12 presenze, o reti; media voto 6,14).
Capristo sv – Un’apparizione con la Virtus Francavilla e nulla più (1 presenza, 0 reti; media voto sv).
Persano 6 – Poche presenze, ma è comunque riuscito a lasciare il segno con un gol a Messina (5 presenze, 1 rete; media voto 6,13).
Vutov 5,5 – La più grande delusione del girone d’andata. Addirittura prima dell’arrivo di Torromino doveva essere il titolare del tridente, e invece solo raramente ha dato dimostrazione di essere un giocatore vero, ritagliandosi pochissimo spazio (9 presenze, 0 reti; media voto 6).
ALLENATORI E DIRIGENZA:
Padalino 5 – Un’insufficienza mitigata dall’illusione iniziale, e tutto sommato siamo anche buoni. Parte bene: la squadra lo segue, l’impostazione tattica appare perfetta, il gioco frizzante e i risultati portano la squadra in vetta fino a metà marzo. Già nel girone d’andata qualcosa sembrava scricchiolare, a causa del suo fondamentalismo che lo portava ad insistere sullo stesso spartito (possesso palla a oltranza, palla un’ala e filtrante per Caturano, Mancosu o ala opposta) nel ritorno imparato a memoria dall’avversario di turno, inesistenza del turnover (con annesso sfiancamento degli uomini-chiave, inutili nella fase-clou della stagione), e assenza totale di empatia con tifoseria e stampa. Dopo il ko di Foggia, il castello di carta è crollato. Il tecnico foggiano ha pagato proprio le difficoltà di comunicazione (anche con lo spogliatoio, si scoprirà ben presto) e l’assenza dello spirito vincente, scatenando le ire della piazza e non riuscendo a tirar fuori i suoi dalla crisi d’identità in cui erano crollati. Il risultato? L’esonero obbligato, e l’ottimo gioco prodotto dal suo successore ha lasciato il chiaro segno di come, con una rosa di tale qualità, era possibile fare di molto meglio.
Rizzo 6,5 – Paradossalmente, nonostante zero vittorie in sei gare si guadagna la stima di tutti e una sufficienza piena, a differenza di Padalino che invece aveva sommato una quantità interessante di punti. Il perché? Semplice, il Lecce con Rizzo ha ritrovato smalto, entusiasmo e voglia di giocare la palla con il solo obiettivo di fare gol. Il mantra zemaniano “Il risultato è casuale, la prestazione no”, descrive alla grande la mini-era Rizzo, in cui i giallorossi hanno prodotto una media di 8 palle gol nitide a partita (numero degno di una big europea), andando allo stesso tempo lungi dal rischiare la sconfitta, e mancando la vittoria solo per la poca lucidità degli attaccanti spompati da una stagione infinita. Il tutto perfettamente palesato nella trasferta di Alessandria, in cui Lepore e compagni hanno messo in ridicolo o quasi la squadra sulla carta più forte della categoria, subendo zero tiri e bombardando Vannucchi, uscendo a dir poco immeritatamente ai calci di rigore. Un’ingiustizia, ma prestazioni così entrano nel cuore della gente.
Dirigenza 6,5 – Da una parte la capacità di costruire una rosa tra le 4-5 migliori della categoria (per valore superiore anche a quella del Foggia, sebbene sfruttata molto meno a causa dei fondamentalismi della prima guida tecnica), dall’altra errori incomprensibili, come la comica sostituzione di Contessa con Agostinone e l’aver deciso di venir fuori dal mercato di gennaio con una rosa troppo corta per gli obiettivi finali. Da un lato la non perfetta gestione del post Foggia (silenzio stampa e giorno di riposo concesso alla squadra decisioni alquanto discutibili), dall’altro il coraggio di esonerare Padalino nonostante i tanti punti in classifica sommati dall’allenatore. L’annata di Sticchi Damiani, Meluso e soci è stato fatto di luci e ombre, ma nel complesso l’essere rimasti costantemente al vertice e l’aver riportato in città un entusiasmo da Serie A è un merito per cui, a questo club, ogni tifoso giallorosso può solo rivolgere un doveroso grazie.