
foto: M. Giampaoloph: Coribello/SalentoSport
LECCE – Ennesima occasione fallita: sarà ancora primavera di fuoco e pressione
Per il terzo anno ci ha provato, per il terzo anno non c’è riuscito. Come da tradizione, il Lecce arriva a fine marzo nel peggior momento assoluto del suo cammino, situazione che si era già verificata con Baroni e D’Aversa. Ed anche quest’anno, sempre da tradizione, con un pizzico di bravura in più essere un po’ più tranquilli sarebbe stato comodo.
Il trend infatti non si è discostato troppo dalle annate precedenti. Anche quest’anno, nonostante il difficile avvio, era arrivata una netta sterzata invernale che aveva portato ad un grossomodo costante +5 sulla terz’ultima che, con qualche risultato tutt’altro che difficile da raggiungere (gridano vendetta il mancato successo di Monza, i pari non raggiunti per poco con Udinese e Fiorentina, l’assurda rimonta con il Milan e l’ora gratuitamente regalata al Genoa) la primavera sarebbe stata approcciata con qualche rosa in più. Ed i nonostante diventano due se si pensa che, assolutamente oggettivamente, il tasso tecnico complessivo della rosa sia inferiore alle precedenti annate.
Questo però non vuol dire certo che il Lecce debba regalare o regalarsi, perché avere budget contenuti e rose non da metà classifica non vuol dire essere costretti a giocarsela fino all’ultimo turno anche quando ciò è evitabile. E ciò può essere evitabile se la corsa alla salvezza è di così basso livello, per buona parte ancora inferiore rispetto alle stagioni precedenti.
Ma niente, il Lecce non ce la fa. Non ce la fa a tutelare quanto ha costruito nei mesi, perché se ci pensiamo è assurdo che Baroni sia dovuto giungere alla trasferta di Monza per esultare in quel modo tanto epico quanto sofferto. Ed è stato assurdo il crollo di D’Aversa e la necessità di Gotti di ripartire da zero. Ed è assurdo che Giampaolo, capace di raccogliere con una media da Europa League e far toccare ai salentini il dodicesimo posto, sia oggi la squadra più prossima all’Empoli assieme al Parma.
Volendo fare psicoterapia a questa squadra e ricordando che qui non si discute (come già ampiamente fatto) dei limiti tecnici e tattici, una ragione non poi così assurda c’è. Questo Lecce ha così paura della pressione che non può farne a meno. Pensate all’avvio di D’Aversa, quando anziché godersi piani da capogiro e cercare di sfruttare un momento in cui Banda e Almqvist sembravano Messi e Neymar e Nikola segnava con la cadenza in Gerd Muller si pensava a mettere le mani avanti per paura del contraccolpo. Questa è qualcosa di cui si deve essere consapevoli, certo, ma che non deve diventare asfissiante così com’è.
Ed il collegamento con il presente c’è tutto e si traduce nella ricerca dell’alibi che scacci la consapevolezza (ma anche la forza di affrontarla) della crisi appigliandosi a qualsiasi cosa. Da un’Udinese descritta come Armada Invencible a Fiorentina e Milan di cui si è sottolineato il tasso tecnico e non l’essere sfinite. Tutto per paura delle critiche, della pressione. Come se queste non facessero parte del calcio in ogni latitudine, in ogni, serie, in ogni categoria maschile o femminile. Basta con queste inutili paure, testa alta e presa di responsabilità. Dimostrare lotta e voglia, solo così il popolo giallorosso sarà pienamente orgoglioso della sua squadra. E chi se ne frega delle pressioni. Anche perché, gli ultimi anni lo insegnano, è proprio sotto la massima pressione che il Lecce ne è uscito meglio. E deve dimostrare anche quest’anno di poterlo fare.
(Alessio Amato, calciolecce.it)