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LEGA PRO – Tra storie di ex e tre anni di destini incrociati, sfida il Lecce per la vetta: il Foggia di Stroppa

Annunciatissimo big match già ben prima che le dieci giornate iniziali delineassero l’eloquente classifica attuale, il Lecce-Foggia di stasera è gara che attira l’attenzione di tifosi, appassionati e addetti ai lavori ben più di quanto la categoria e il periodo in cui viene disputata avesse potuto lasciar pensare. Giallorossi e rossoneri, nonostante la spietata concorrenza di Juve Stabia e Matera, hanno infatti monopolizzato la prima piazza della graduatoria fino a ieri sera, apportando ulteriore prestigio ad una sfida già carica di per sé di significato e contenuti. Non sarà facile per i due tecnici Padalino e Stroppa, alla luce del contesto e della cornice di pubblico da Serie A previsti, far restare sul pezzo le rispettive formazioni, al fine di poter esprimere in campo le proprie qualità e puntare alla conquista di punti che sarebbero fondamentali per dare una prova di forza, ancor più che per la classifica.

Fondato nel 1920 e rifondato nel 1984 e, in ultima istanza, nel 2012, il Foggia Calcio ha rappresentato e rappresenta tutt’ora uno dei punti di maggiore contatto tra il panorama nazionale e una città, il capoluogo della Daunia, troppo spesso considerata periferia dello Stato nonostante i tanti campi di eccellenza, proprio come avvenuto per decenni a Lecce e al Salento. Soprattutto per tali motivi si può intuire la grande passione e l’attaccamento alla maglia che il pubblico foggiano ripone in una squadra che, in quasi un secolo di storia, ha regalato grandi gioie ai propri supporter. I rossoneri vantano 11 anni di Serie A, 25 di B e sono entrati nella storia del calcio, a inizio anni Novanta, come Zemanlandia, portando alle luci della ribalta Zdenek Zeman e sognando l’Europa, proprio come avvenuto a Lecce nel decennio successivo. Meno nobile il passato recente del club, che lo ha visto scivolare in Serie D prima di risorgere e tornare a sognare in grande sotto la gestione di Lucio Fares, intrecciando inevitabilmente il proprio destino con quello del Lecce. Delle 56 sfide totali disputate tra rossoneri e giallorossi, ben 6 si sono disputate nelle ultime due stagioni, ed hanno sempre avuto valore per la lotta alla promozione. Il bilancio complessivo dei precedenti vede il Lecce avanti con 28 vittorie contro le 19 foggiane, mentre i pareggi sono appena 9, a dimostrazione di come la sfida, nella sua storia, sia sempre stata accesa e viva. Da segnalare, in particolare, il 7-1, i due 6-0 e l’8-0 ottenuti dai salentini (tutti in casa) tra anni ’40 e ’50, così come il 5-0 con cui i dauni ebbero la meglio nella Serie A ’93-’94 (con Stroppa protagonista in rossonero) in terra amica e il 4-0 dello “Zaccheria”  nell’andata della passata stagione, che segnò il passaggio da Asta a Braglia. Sempre l’anno scorso, le epiche sfide play-off che sorrisero al Foggia, capace di prevalere 2-3 al “Via del Mare”  e 2-1 nella gara di ritorno. L’andata degli spareggi-promozione di qualche mese fa, che ebbe in Iemmello e Sarno i suoi protagonisti, rappresenta l’ultima vittoria della formazione nord-pugliese in Salento (quella precedente risale invece al 1994), ed è andata a livellare molto lievemente un bilancio delle gare giocate in Salento che sorride nettamente alla formazione leccese (20 vittorie contro 3 sconfitte e 3 pareggi), il cui più recente successo casalingo è datato marzo 2016. Nell’occasione, Lepore, Curiale e Sowe resero a dir poco inutile il gol realizzato da Agnelli nel finale.

Nonostante il doppio successo nella semifinale playoff sul Lecce, il Foggia allenato da Roberto De Zerbi non riuscì a scrivere la storia, venendo sconfitto nella finalissima con il Pisa e chiudendo la propria esaltante stagione (la lotta concreta per la promozione mancava da sette anni in casa rossonera) con un pugno di mosche in mano. Le basi per dare continuità al progetto avviato dal tecnico bresciano e puntare a lottare nuovamente per la Serie B c’erano tutte, ma in estate qualcosa è andato rotto e le strade si sono separate. I motivi della discordia non sono mai stati del tutto chiariti, ma con il passare delle settimane il grande polverone sollevato si è andato dileguando e il club è tornato a concentrarsi verso il suo unico obiettivo stagionale: la conquista della promozione.

Gran merito del raffreddamento degli animi nell’ambiente rossonero va dato a Giovanni Stroppa, tecnico chiamato a raccogliere la pesante eredità di De Zerbi e a scacciarne l’ingombrante ombra. Reduce dalla positiva esperienza al Sudtirol dopo quelle deludenti (era sicuramente troppo acerbo per certi palcoscenici) con Pescara e Spezia, l’ex centrocampista di Milan e Lazio è partito alla grande, conquistando subito sei vittorie consecutive, la prima vetta solitaria della stagione e incappando in un solo vero passo falso nel 4-1 subito in casa della Juve Stabia. I rossoneri si sono però subito rifatti liberandosi con lo stesso punteggio del temibile Monopoli, ed arrivano così al derby-big match con un’ottima forma ritrovata.

Arrivato a stagione e ritiro iniziati, mister Stroppa ha optato per puntare sull’ossatura già impostata dal suo predecessore, basandosi su un 4-3-3 votato all’attacco ma comunque più equilibrato e capace di attendere l’avversario senza cercare di strafare. Rispetto a un anno fa manca certamente un accentratore delle dinamiche offensive come Iemmello, ma la mediana e la tipologia di costruzione della manovra è rimasta la stessa. Tra i pali sono arrivati l’esperto Guarna dal Bari e lo spagnolo Sanchez dal Valencia Mestalla, mentre la difesa poggia sull’eterna rapidità del grande ex Angelo (passato al Lecce come Agnelli e Chiricò, mentre sulla sponda salentina gli ex sono il foggiano doc Padalino e Gomis), sull’ex Toro Rubin e sulla coppia centrale Empereur-Martinelli. In mediana largo alle geometrie di Vacca e Agnelli e al dinamismo di Gerbo, Riverola, Sainz-Maza e Sicurella, ma è in attacco che brillano le stelle, dalla fantasia di Mazzeo, Sarno e Chiricò alla prestanza fisica di Padovan, per finire con la qualità dell’ex Matera Letizia.