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[ESCLUSIVA SS] OTRANTO – Montefusco, dalla B alla Promozione: “Ora mi diverto davvero”

Soltanto tre anni fa calcava i campi della Serie B con la maglia del Gubbio, dopo una costante ascesa che lo aveva portato, in pochi anni, dal settore giovanile del Nardo al calcio professionistico. Adesso Mattia Montefusco è uno dei pilastri difensivi dell’Otranto, con la cui maglia lotta nei quartieri alti del Girone B di Promozione e, con 20 presenze in 21 giornate, rappresenta uno dei punti fermi nell’undici di mister Salvadore.

Un passaggio non da poco, se lo si guarda strettamente dal punto di vista del grande salto di categoria, ma che può essere compreso meglio quando si ascolta la storia di questo 26enne difensore salentino, che lui stesso ci racconta in esclusiva ai nostri microfoni: “Tutto è cominciato nelle giovanili del Nardò. In granata mi sono costruito come calciatore ed ho fatto le prime esperienze in una prima squadra, esordendo quando non ero neppure maggiorenne. Dopo tre anni e mezzo di Eccellenza, arrivò la chiamata del Bitonto, in Serie D. Quella con il club barese è stata un’esperienza molto positiva che mi ha permesso mi mettermi in mostra come uno dei principali talenti tra i Dilettanti e di crescere ulteriormente, anche grazie all’incontro con persone come Daniele Faggiano, che ci tengo a ringraziare perché ha creduto da subito in me. Nel 2010 arrivò la chiamata del Gubbio, club di Prima Divisione che lottava per la Serie B. In Umbria ho avuto come tecnico Vincenzo Torrente, che mi ha insegnato davvero tanto. Con la promozione tra i cadetti, mi ritrovai in meno di due anni dall’Eccellenza al secondo gradino del calcio italiano, conquistato con il lavoro quotidiano e senza che nessuno mi avesse nulla. Per me era un sogno che diventava realtà, ma da quel momento le cose iniziarono a cambiare“.

Che è successo? 

“Avrei voluto sicuramente giocare più delle quattro partite che ho sommato in quel campionato di B. Non pretendevo certo un posto da titolare fisso, anche perché avevo davanti a me un certo Mario Rui, non per nulla ora titolare dell’Empoli in Serie A nel ruolo di terzino sinistro. Però ho iniziato ad avere a che fare con alcune dinamiche del sistema calcio che con il campo da gioco hanno poco a che fare, legate più che altro al valorizzare un calciatore piuttosto che un altro per questioni esclusivamente economiche, non consentendo ad ognuno di esprimere pienamente le proprie potenzialità . Scaduto il contratto con il Gubbio, nei due anni successivi non riuscii a trovare una sistemazione adeguata in Lega Pro e fui costretto a scendere fino alla Serie D, nella Sambenedettese. Lì mi trovai ancora a subire delle decisioni e delle regole che mi penalizzarono, in quanto nel ruolo di terzino sinistro la società  preferì far giocare un Under. Così emigrai, sempre in D, prima al Pierantonio e poi al Licata, due club con problemi finanziari, questo altro aspetto triste del nostro sistema che fece aumentare la mia delusione. A quel punto feci una scelta di vita: tornare a casa, lavorare e giocare a calcio per divertimento”.

Così arrivarono il Casarano prima e, quest’anno, l’Otranto. Come giudichi la scelta di giocare per il tuo attuale club e che bilancio fai di questi primi sei mesi in biancazzurro?

“Sono contento di vestire questa maglia e, anche se fare il calciatore non è più la mia professione esclusiva, ho scelto una squadra il cui obiettivo fosse quello di vincere. Ora posso dire di divertirmi davvero a giocare a calcio. Certo, io ritengo che la nostra squadra non sia inferiore a nessuna e per questo non possiamo certo essere soddisfatti del quarto posto attuale che occupiamo in campionato. Il rammarico c’è, perché abbiamo lasciato per strada un po’ troppi punti, soprattutto nel mese di novembre dove abbiamo subito un calo fisico, e perché non abbiamo ancora espresso pienamente il nostro potenziale, nonostante tutti abbiamo sempre cercato di dare il massimo. In modo particolare, il pareggio 3-3 in casa della capolista SF Leverano con il gol subito allo scadere credo ci abbia amareggiato parecchio, sebbene i 7 punti che ci separano dalla vetta non credo siano stati causati da un solo fattore ma da un mix di elementi”.

L’unico obiettivo ora si chiama playoff?

“Il campionato è ancora molto lungo e, visto l’equilibrio e la difficoltà  di questo torneo, le nostre speranze di agguantare la vetta persistono, e sicuramente diremo la nostra fino alla fine e punteremo al massimo possibile. Certo, allo stesso tempo dovremo guardarci alle spalle, perché mancare l’accesso ai playoff costituirebbe senza dubbio un fallimento eclatante. Quindi ora dobbiamo concentrarci per il match con il Lizzano, per cercare di vincere e continuare sulla nostra strada”.